Il Mezzogiorno d’Italia, con i suoi venti milioni di abitanti, è l’area in ritardo di sviluppo più popolosa d’Europa. Il suo PIL pro capite è pari al 55% di quello del Centro-Nord. Il ritardo del Mezzogiorno ha accompagnato tutta la storia unitaria – è del 1876 l’inchiesta Franchetti-Sonnino che porta con forza agli occhi delle classi dirigenti settentrionali il ritardo del Meridione. Studi recenti suggeriscono che il divario persista addirittura da sette secoli. Gli straordinari sforzi di finanza pubblica che dalla seconda metà del Novecento hanno provato a stimolare la convergenza si sono rivelati poco efficaci. A questo tradizionale divario territoriale dell’economia italiana, negli ultimi 20-30 anni si è aggiunto quello tra aree urbane e aree periferiche/interne. Le prime sono cresciute poiché lì si sono insediate le imprese più produttive; le seconde hanno visto un forte calo demografico e un invecchiamento della popolazione. Ma è davvero lo Stato a dover intervenire per ridurre queste disuguaglianze? O è preferibile un aggiustamento spontaneo tramite le migrazioni interne, eventualmente da incentivare? Peraltro, anche in paesi dove la mobilità interna è ben più alta che in Italia, questo approccio si è mostrato solo parzialmente efficace. Su questo sfondo, Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza offre al Mezzogiorno nuove opportunità di crescita, ma anche nuovi rischi di ulteriori sprechi.
Possibili domande:
- Se la produttività delle imprese è maggiore nei contesti urbani, è corretto attuare politiche come quella sulle aree interne?
- Le politiche di riequilibrio spaziale devono puntare all’occupazione o alla produttività?
- Il governo sta puntando molto sulla decontribuzione come strumento per promuovere l‘occupazione nel Mezzogiorno. È la via giusta?
- Recentemente alcuni economisti hanno proposto contratti differenziati per diverse aree del Paese in funzione del costo della vita. È una proposta ragionevole? O, piuttosto, non sarebbe preferibile dare più spazio alla contrattazione aziendale?
- Invece di puntare a stimolare direttamente lo sviluppo locale, non sarebbe preferibile limitarsi alle sole condizioni di contesto, a partire dal contrasto alla criminalità?
- La classe dirigente del Mezzogiorno è all’altezza della sfida?
Discutono:
- Guido de Blasio (Banca d’Italia)
- Maria De Paola (Università della Calabria e INPS)
- Claudio De Vincenti (Università di Roma "La Sapienza" e LUISS)
Modera:
- Nando Santonastaso (Il Mattino)