Programma
L’emergenza pandemica e la stesura del PNRR hanno riportato con forza l’attenzione su diverse funzioni dello Stato: al di là della fornitura di servizi sanitari e di sostegno al reddito di famiglie e imprese, anche come soggetto che coordina, indirizza ed in parte attua direttamente (attraverso gli investimenti pubblici) l’enorme sforzo fiscale atteso.
Per l’Italia, è l’ultimo capitolo di una lunga storia, iniziata – limitandosi al periodo post bellico – con un forte intervento diretto attraverso la galassia delle partecipazioni statali. All’inizio degli anni ’90, il crescente debito pubblico, la diffusa inefficienza nella gestione delle imprese pubbliche e le derive clientelari hanno favorito un forte arretramento dello Stato con l’avvio delle privatizzazioni: lo Stato che si ritagliava un ruolo indiretto di regolatore, attento a intervenire solo in presenza di storture del mercato.
Circa quindici anni dopo, con la crisi globale post Lehman Brothers, ha riacquistato credito una visione maggiormente interventista dello Stato nell’economia. La sfida ecologica e la pandemia hanno poi rilanciato il tema. Più in concreto, oggi in Italia lo Stato gioca un ruolo importante nell’acciaio, nelle banche e in molti altri settori. Crescono le pressioni sulla Cassa Depositi e Prestiti perché acquisisca partecipazione “strategiche” secondo logiche non necessariamente di mercato.
Alcune domande
- La macchina pubblica italiana è oggi attrezzata per la grande sfida della gestione del Recovery fund? Ovvero, quali riforme della PA sono necessarie affinché essa possa svolgere i ruoli (di pianificazione, indirizzo, regolazione e intervento diretto) che sono necessari per il PNRR?
- È possibile un intervento pubblico nell’economia senza le pesanti derive clientelari del passato? Da questo punto di vista, la governance del processo di spesa (controlli, distribuzioni dei poteri tra i vari attuatori, etc.) può aiutare?
- Come rispondere alla critica, spesso proveniente da destra, della cattura politica dell’impresa pubblica?
- Come rispondere alla critica, spesso proveniente da sinistra, secondo la quale l’impresa privata non può essere realmente interessata a obiettivi di interesse pubblico come la sostenibilità ambientale?
Saluti iniziali
- Marco Lombardo (Assessore del Comune di Bologna)
Discutono
- Stefano Fassina (Deputato LeU)
- Tommaso Nannicini (Senatore PD)
- Carlo Stagnaro (Istituto Bruno Leoni)
Modera
- Luciano Capone (il Foglio)